Biòtopo di Cei - Prà dell'Albi


Lunghezza: 18,7 km
Dislivello: 959 m
Tempo in movimento: 6 h
Altitudine max: 1339 m
Difficoltà: media


I biòtopi sono aree protette costituite per lo più da aree di piccole dimensioni, come zone umide (stagni, paludi e torbiere) dove vivono una flora e una fauna minacciati di estinzione. Il termine biotopo significa letteralmente "luogo di vita". In Trentino esistono fortunatamente molte di queste zone (69 sono quelle già istituite e 70 quelle in fase di attuazione). Il biotopo di Pra dell'Albi-Cei figura essere l'unico nella regione al cui interno siano concesse alcune attività umane: nel lago è infatti consentita la balneazione, l'utilizzo di natanti non a motore e la pesca in alcune aree segnalate
Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, consiglio di leggere questa pagina dedicata al biotopo di Prà dell'Albi-Cei 
Si può raggiungere Cei sia da Rovereto/Castellano (20') che dal paese di Aldeno.

Andata
Inizio percorso
Si parte dal parcheggio situato poco prima del lago (venendo da Castellano) e denominato "Capitel de Doera" (948 m.). Un pannello illustra la zona con i percorsi, noi prendiamo quello che va verso sud e coincide con il sentiero delle calchère. Questi manufatti servivano per la produzione della calce a partire da grossi sassi ricchi in calcare messi a cuocere per diversi giorni su un fuoco alimentato a legna. All'interno del biòtopo si possono vedere i resti di due calchère
Dajano
Si scende di quota attraversando una bellissima faggeta e arrivando in località Dajano dove un grande maso  guarda su una vasta radura. Fu dal 1600 in poi proprietà dei conti Lodron e loro discendenti che qui venivano a far villeggiatura. 
Mentre Daiano era la residenza della nobiltà, il vicino maso di Marcojano era quella dei contadini che ne curavano la grande proprietà. Gli alberi secolari che lo circondano testimoniano del rispetto che quella gente portava all'habitat in cui vivevano e da cui traevano sostentamento
Marcojano
Continuando sul percorso che ora ad un incrocio vira in direzione nord-est ci portiamo nelle vicinanze di un torrente che attraverseremo senza difficoltà. Un cartello ci racconta che qui un tempo vennero alzati degli sbarramenti per creare un laghetto per l'allevamento ittico (peschiera)
Sono diversi i luoghi che ci parlano di antiche attività umane: oltre alle citate calchèra e alla peschiéra nel biotopo esiste un luogo chiamato "giazèra" destinato alla produzione del ghiaccio per la conservazione dei cibi e un altro chiamato "preèra" una specie di piccola cava per l'estrazione di pietre da costruzione. Sono tutti luoghi che testimoniano la presenza dell'uomo in questi luoghi fin dall'antichità. Si riprende quota recuperando i 200 metri persi e giungendo nei pressi del Prà dell'Albi, una grande prato una volta lago e nel tempo trasformatosi  in torbiera.  Il nome Albi sembra derivare dalla sua forma che ricorda il truogolo degli animali. Nella vasta radura di un verde intenso spicca il bianco del canneto al suo centro. Le zone umide del biotopo sono anche le più ricche in biodiversità e costituiscono una zona di sosta per gli uccelli migratori
Le montagne sovrastanti il biòtopo
Dal prato si vedono bene ora le tormentate pareti delle montagne che sovrastano la valle di Cei con in primo piano le tre cime (Cornetto, Doss d'Abramo e Cima Verde) della catena del Bondone. Su un ghiaione posto in alto ma sulla verticale del lago di Cei sono stati fotografati recentemente una mamma orsa con i suoi cuccioli
Malga Cimana di Pedersano



Nei pressi di Prà dell'Albi sorge una piccola altura su cui in epoca medioevale fu eretto l'eremo di S.Martino in Trasiel. Non possiamo ignorare questo luogo se non fosse altro per la bellezza del luogo su cui sorge.Il romitorio che possiede una chiesetta con una facciata in semplice stile romanico ha origini molto antiche. Si pensa fosse abitato da una piccola comunità e che fungesse anche da ospizio per chi si trovava a transitare (il termine trasiel o trasandario può significare transito). In epoca medioevale questa zona era abitata e frequentata più che il fondovalle, allora ritenuto insalubre e insicuro.

Eremo di S.Martino
Questo documento è uno studio approfondito dell'eremo e della sua storia. Si abbandona ora la zona umida e si torna a salire nel bosco passando per località Còstole dove sorgono alcune casette e che incontreremo nuovamente al ritorno. Si giunge così in vista di Malga Cimana di Pederzano, ora dismessa, ristrutturata e trasformata in locanda. Una vicina altura offre una bella veduta panoramica sulla Vallagarina.
Si continua per un po sul piano lungo una bella valletta, poi si ritorna a salire girando a sinistra su un costone boscoso sempre dolcemente fino a guadagnare i pascoli di Malga Cimana di Pomarolo
i pascoli di malga  Cimana di Pomarolo
Da qui il panorama è limitato solo alle montagne sovrastanti e se si vuole vedere di più è necessario prendere sulla destra un sentiero che porta a Doss Pagano, segnalato come punto panoramico. Ancora alcuni brevi tratti in salita ed ecco finalmente apparire la valle dell'Adige fino a Trento. Siamo a circa 1350 m., il punto più alto dell'escursione
La valle dell'Adige da Doss Pagano
Ritorno
Il sentiero di ritorno
Si scende seguendo sulla destra il sentiero con l'indicazione "Giro delle Cimane"  che attraverso un bosco mai troppo fitto riconduce in località Costole. Da qui si gira a destra su una sterrata che con alcuni traversi e tornanti ci riporta nei pressi del lago di Cei, questo bellissimo laghetto nato da un'antica frana e diventato soprattutto in autunno una location molto ambita dai fotoamatori per i bellissimi colori della vegetazione circostante. Questo piccolo gioiello naturalistico è circondato da un sentiero altrettanto suggestivo che seguiremo fino al parcheggio
Il lago di Cei

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