Cima di Cece trek











Lunghezza: 23,25 Km
Dislivello: 1653 m
Tempo in movimento: 8h45
Altitudine max: 2754 m
Difficoltà: media

I Lagorai sono una lunga catena montuosa poco frequentata, fuori dai classici circuiti turistici delle dolomiti. Hanno una diversa bellezza che nasce soprattutto dal fatto che sono montagne solitarie, introspettive. Camminarci attraverso significa restare con se stessi per lunghe ore. Questo percorso fatto in due giorni in un settore molto bello dei Lagorai permette di apprezzarne le caratteristiche


Come arrivare: si giunge a Predazzo in Val di Fiemme e, prima di attraversare il ponte sul Travignolo si gira a destra in direzione di Valmaggiore, una valle laterale della val di Fiemme facente parte dei Lagorai. La forestale, abbastanza ripida e talvolta stretta, è asfaltata per i primi km, diventa poi una sterrata. Si posteggia prima di giungere alla malga Valmaggiore, in prossimità di un ponticello da dove si dirama sulla sinistra la forestale che porta al lago di Cece. Io non ho avuto problemi a giungere fin lì ma ho letto che nei periodi di maggiore affluenza può essere posto un divieto di transito, fatto questo che costringe ad allungare di un’ora abbondante il percorso

1° giorno

Si sale in direzione del lago di Cece lungo la forestale, poi su un bellissimo sentiero tra maestosi abeti rossi (1h30)
A Campigolo grande, zona di pascolo, s’incontra un baito con il tetto ormai distrutto dal tempo
Il lago di Cece, che si raggiunge dopo 15’, si trova in una radura verdeggiante. In prossimità è presente un bel bivacco
Il bivacco di Cece
Bivacco Caserina

Si continua sul sentiero SAT 336 su un tratto più ripido in direzione del lago Caserina situato a quota 2084 m. (1h), meno bello del primo. Anche qui è presente un grazioso bivacco. La valle ora è diventata più stretta e il sentiero più impegnativo. La vegetazione si fa rada e il sentiero si snoda tra grossi massi di porfido. La direzione ora è la Forcella di Cece (2393 m.) che si raggiunge dopo circa 2h20 (3h30 dal parcheggio) percorrendo completamente il vallone
Verso Forcella di Cece

Ora il sentiero SAT 349 (sentiero Achille Gadler) corre a sotto la cima di Cece per un lungo tratto guadagnando lentamente quota tra enormi blocchi di granito che rallentano il passo. Dall’altra parte della valle, lontani sull’orizzonte, si profilano i più famosi gruppi dolomitici del Latemar, Catinaccio e Marmolada. A un certo punto subito dopo aver superato una piccola croce di ferro, il sentiero vira decisamente a sinistra salendo per breve tratto ripido fino a giungere sul crinale dietro il quale si apre il vasto panorama sulla catena dei Lagorai, sulla val Cia, sul Dente di Cece e in lontananza su cima d’Asta. Al successivo crocevia, posto a pochi minuti di cammino, si prende sulla sinistra verso la cima di Cece che si raggiunge agevolmente in 30’
In quest’ultimo tratto sono ben visibili i camminamenti, le trincee e i ripari di guerra elevati spostando enormi macigni di porfido
La catena dei Lagorai verso nord-est

Dalla cima, la più elevata di tutte le cime dei Lagorai (2754 m.) si possono ammirare le vicine Pale di San Martino e tutti i gruppi dolomitici prima citati

Gli altri gruppi dolomitici

Ci si può soprattutto rendere conto dello sviluppo in lunghezza dei Lagorai (circa 70 km). Il colore che varia dal verde alga al bruno rossastro del porfido le distingue dal bianco azzurrino delle dolomiti e dai grigio dei graniti di Cima d’Asta. Sorge soprattutto istintiva la sensazione di trovarsi su delle montagne solitarie dove l’impronta umana è restata discreta se non del tutto assente: non impianti di risalita né tracce di tortuose strade o rumori di moto provenienti dal fondovalle. C’è invece un grande silenzio e questo in fondo è la cosa che più si apprezza di questi monti
Il Dente di Cece

Scesi dalla cima si continua sul 349 sotto il curioso ed elegante Dente di Cece, una protuberanza rocciosa che ricorda il dente di uno squalo o di un drago gigante
Forcella Valmaggiore con il bivacco Paolo e Nicola

Il bivacco Paolo e Nicola

In 50’ si raggiunge, perdendo quasi 600 m. di quota, la forcella di Valmaggiore (2180 m.) dov’è posto l’ottimo bivacco Paolo e Nicola, dotato di attrezzatura da cucina, fornello con legna, sei cuccette con materassini e coperte. Da lì parte il 365 che in 1h10’ di cammino riporta alla malga Valmaggiore. Io però continuo sul 349 in direzione di un’altra forcella, la Forcella Moregna. Il modesto tempo di 1h20’ necessario per arrivarci mi sembra in realtà assai più lungo perché ora la fatica si fa sentire
Prima di arrivarci però si deve passare per un’altra forcella chiamata Doss Caligher (2190 m.) da dove il sentiero diventa più faticoso dovendo superare due grossi salti per arrivare infine alla forcella Moregna (2397 m.)



Il lago Brutto

Più sotto si vede il lago Brutto, in verità tutt'altro che brutto: si tratta di un bel laghetto incassato in un vallone lungo il quale prosegue il sentiero fino a giungere poco dopo a un secondo lago, il lago delle Trutte 2110 m., posto in un catino naturale più vasto
Lago delle Trutte

Da lì in 20’ minuti di facile salita si giunge infine alla forcella Coldosè (2183 m.), dove a 5’ di cammino è stato eretto il nuovo bivacco, dotato anche di luce grazie ad un pannello fotovoltaico, di cuccette, materassini, cuscini e coperte, stufa a legna e attrezzatura da cucina nonché di un grande tavolo con panche
Bivacco Coldosè

Lì ho fatto sosta essendo ormai sera e certamente parecchio stanco (16 km con 1600 m. di dislivello)

2° giorno


Alba sul Cadinon de Canzenagol
Cima d'Asta da Forcella Coldosè

Partito dal bivacco ho seguito il 339 in direzione di malga Moregna (20’) posta accanto al laghetto omonimo

Lago Moregna
Bivacco Moregna
Accanto alla malga si trova un bivacco spartano dotato solo un tavolo, un fornello e un tavolato per dormire. All'entrata c'è questo avviso minaccioso. La conca del lago è incantevole
Da lì il sentiero entra nel bosco e in 1h15’ si raggiunge malga Valmaggiore dove si trova anche una locanda con possibilità di ristoro
Malga Valmaggiore
Dietro la malga la valle si apre con ampi pascoli. Si continua sulla sterrata che li attraversa per giungere poco dopo al posteggio dove si era lasciata l’auto. 















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