Ferrata Masaré e giro della Roda di Vael

Lunghezza: 10,79 Km
Dislivello: 873 m
Tempo in movimento: 4h
Altitudine max: 2620 m
Difficoltà: impegnativa

Dal rifugio Paolina al rifugio Roda di Vael poi ferrata Majaré, salita al passo Vajolon e ritorno al rifugio Paolina. Percorso ad anello in senso antiorario. La ferrata è soprattutto un saliscendi su una serie di creste, è divertente e non presenta grandi difficoltà. Bellissime vedute sulla Val di Fassa e, al ritorno, su Carezza ed il Latemar. Partendo dal passo del Vajolon è possibile fare in giornata sia la ferrata della Roda di Vael che quella del Masarè 


Come arrivare: provenendo da Nova Levante-Bz verso il passo di Costalunga, a 1km dopo il lago di Carezza, si parcheggia sulla sinistra nei pressi della stazione a valle della seggiovia Paolina che in breve porta all'omonimo rifugio
Dal rifugio Paolina 2125 m  seguendo dapprima il sentiero 539 e poi il 549 si raggiunge in 40' il rifugio Roda di Vael 2280 m passando per il famoso monumento Christomannos (aquila di bronzo)
All'incrocio tra il 549 proveniente dal rifugio Coronelle e il 539 si trova questa imponente aquila di bronzo alta 2,50 metri dedicata a Theodor Christomannos, un lungimirante politico altoatesino di origine greca ideatore e promotore della Strada delle Dolomiti che permise il collegamento tra Bolzano e l'area dolomitica
Dal rifugio, una chiara segnaletica  indica la direzione per la ferrata Masarè o Majarè, Raggiunto un bivio si deve decidere in quale senso fare la ferrata e quello più indicato è l'antiorario perchè permette di affrontare in salita i tratti verticali dei camini. In circa 40' dal rifugio Roda di Vael si raggiungono i cavi e quindi l'attacco della Via a  2500 m circa
Nei camini  e nelle fessure da risalire bisogna fare attenzione all'ingombro dello zaino
Raggiunta una cengia facciamo una piccola pausa e qualcuno ci fa compagnia
Ai camini seguono tratti in salita aperti come questo. Raggiunta una quota più elevata comincia il saliscendi sulle varie creste del Masarè
Un divertente passaggio aereo  

Il panorama è molto vasto. La vallata sottostante, chiamata Vaiolon, è attraversata dal sentiero 545 che parte dal Ciampediè e arriva al rifugio Roda di Vael. Nell'andata viene chiamato sentiero delle pecore e nel ritorno al Ciampediè passando da malga Roda di Vael è chiamato Alta Via dei Fassani. Sullo sfondo la val di Fassa

Il sentiero è molto frequentato e in alcuni punti bisogna aspettare il proprio turno per salire

Uno sguardo verso Carezza
La ferrata è ben attrezzata e non è mai troppo esposta
Alcuni alpinisti sono intenti a salire lungo la ferrata della prospiciente Roda di Vael,  il cui inizio è ben segnalato ad un bivio che si incontra salendo. Altro punto di attacco è dal passo del Vajolon e in questo caso si possono percorrere le due ferrate una dopo l'altra
Inizia la discesa 

Finita la ferrata e arrivati sul sentiero si raggiunge in 15' il rifugio Roda di Vael
Facciamo pausa pranzo al rifugio, anch'esso parecchio affollato. Intanto il cielo si è annuvolato
Ci rimettiamo in marcia verso il passo del Vaiolon lungo il 541. Il sentiero passa sotto la parete est della Roda di Vael
Arrivati a questo bivio abbandoniamo il 541 diretto al passo delle Cigolade e seguiamo il 551
Verso il passo 
Al passo del Vajolon troviamo della neve. Fa abbastanza freddo e ci fermiamo per coprirci. Ne approfittiamo anche per fare uno spuntino
L'attacco della ferrata per Roda di Vael. Valeva la pena cominciare la ferrata da qui ma ormai sarà per un'altra volta. Sulla sua cresta passa il confine naturale tra le provincie di Trento e di Bolzano
Anche da queste parti c'è un grande interesse da parte dei locali per il cibo degli viandanti
I gracchi alpini  amano le acrobazie e prendono il pane al volo

Discendiamo dal passo lungo il ripido sentiero 9 fino ad intercettare il 549  proveniente dal rifugio Coronelle e diretto al rifugio Roda di Vael 

I verdi prati di Carezza ai piedi del Latemar
La magnifica parete gialla della Roda di Vael
Quando arriviamo in vista del rifugio Paolina scendiamo per una scorciatoia che taglia per i prati. 
Al rifugio non prendiamo la seggiovia ma usiamo il sentiero che ci riporterà a Carezza. Intanto il tempo si è rimesso al bello
A Carezza passiamo vicino ad un curatissimo e deserto campo da golf.  Visto che è ancora presto decidiamo di chiudere la giornata con una visita al vicino lago di Carezza, incastonato nella secolare foresta  ai piedi del Latemar
La bellezza del lago è emozionante. Qui tutto sembra fatto per incidere nella  memoria il ricordo indelebile della bellezza della natura 




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